Hamilton ha concluso il GP d’Australia in decima posizione, dopo una gara complicata da una SF-25 non all’altezza e da decisioni strategiche discutibili
La stagione 2025 inizia nel peggiore dei modi per Ferrari in Australia, che si è resa protagonista di un weekend assolutamente negativo; Lewis Hamilton, alla sua prima in rosso, non è andato oltre la decima posizione dopo una gara complicata già in partenza. L’inglese è infatti partito dall’ottava casella non riuscendo per gran parte della gara a liberarsi delle vetture avanti, complice anche una pista bagnata che non ha favorito la rimonta.
Nonostante una prestazione della vettura non all’altezza delle aspettative, Ferrari ha avuto l’opportunità di ribaltare la gara. Tuttavia la Scuderia di Maranello ha completamente sbagliato le scelte strategiche quando su Melbourne, nella parte finale della gara, è tornata la pioggia che ha dato l’opportunità di rimescolare le carte in tavola. Dopo quest’errore, Leclerc ed Hamilton sono scivolati rispettivamente in nona e decima posizione. Il monegasco è riuscito poi a concludere in ottava piazza, mentre il sette volte campione è rimasto decimo.
La delusione di Hamilton dopo il GP d’Australia
“È stata una sfida enorme essere in queste condizioni. La prima volta sotto la pioggia con questa macchina e con questa power unit, con tutte le nuove comunicazioni e le funzioni del volante. Sono un po’ deluso perché speravo di fare di più oggi, di sicuro. Sono rimasto attaccato il più a lungo possibile mentre eravamo in ottava posizione per lottare, ma poi è arrivata altra pioggia. Penso che non abbiamo portato la macchina nella finestra giusta e non è due secondi più lenta rispetto ai primi”.
Ovviamente l’inglese si aspettava un esordio alquanto diverso sulla carta. Nonostante la delusione però, Hamilton è sicuro che Ferrari non ha mostrato il suo reale potenziale e le prossime gare saranno decisive sotto questo aspetto per comprendere a cosa potrà ambire la Scuderia di Maranello in questo 2025. Considerando che se le cose dovessero andare male si guarderebbe direttamente al 2026, per forza di cose.
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Credit copertina: Getty Images
